Predicazione dell’irrealtà
Vagante nel buio
di una notte perenne
invano supplichi luce
da spente stelle:
se t’accascia il tormento della traccia
tra rocce taglienti
ti redima la caduta oltre i segni
chiassosi dell’ovvietà.
Tempo degli ululati e ora di menzogna
la torre di babele eccita a deliri l’afasia:
sotto la mora dei tuoni ammutisce la voce
incrinata che non osa
il turpiloquio della cecità.
Acqua di morte e silenzi
nel rogo della vita
le parole
perché l’arido stilo sul sasso
non incide parvenze
la fonte lustrale dell’essere
non irrora l’ovvietà
nell’ostrica del mondo impredicato
il bandolo luminoso dell’enigma
che si sa nell’essenza del verbo.