Testimonianza dell’inconsistenza
Dalla selva dei pugni alzati,
fuori dalle bocche eruttanti slogans e minacce
erompe il multicolore magma delle utopie
dove i sogni sanno il sangue oscillante
tra vendetta e inno al fuoco dell’ebbrezza.
Ci macina il tempo del ghiaccio e della pietra
nella notte dell’uomo inseminata di speranza
sotto spoglie chiassose di profeti ululano sciacalli
mimando candore d’agnelli con zanne vogliose.
Occulti nemici notturni hanno lordato
con manciate oscene di sterco per dileggio
la lapide che a memoria della vittima
facinorosa eletta dal caso all’olocausto
posero tra anatemi e offerte
d’odio i compagni furibondi.
Allora sotto rossi striscioni la città è corsa
da torme compatte d’invasati che sputano
veleno sulle facce di passanti atterriti
e boati rabbiosi da pistole ridestano
nei cuori il tempo dei lupi a pena sopito.
Isteriche ragazze con volti che la passione deforma
irrorano i muri d’inni rossi al trionfo della morte
nei tumulti trafitti con armi da anonime mani brandite
inermi fanciulle stramazzano e giovani
che ferina paura dilania.
Poi aizzato dalla benedizione dei satrapi
martirizza convegni assorti di donne
impietrite su tappeti di fiori l’impeto di mercenari
disperati dietro scudi terrifici, i calci dei fucili
frugano selvaggi seni delicati d’adolescenti.
In frantumi sotto il mantello
della protervia la speranza del Tempo
intride la terra il sapore
dell’odio nell’ebbrezza del naufragio.
E nella ruota del presente si consuma
la corsa dell’uomo al sigillo della morte
che sola d’essenza innerva le parvenze.