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Corrado Bagnoli
Leopardi: scacco agli scrutini e a 30 anni di "competenze"
La scuola opera per lo più sulla base di ritualità: le quali assai spesso assorbono tempi ed energie smisurati senza contribuire al buon funzionamento dell'istituzione scolastica, in specie come conseguimento di qualificati apprendimenti da parte degli studenti ed evoluzione positiva delle loro personalità. Di frequente l'amministrazione interviene con nuove disposizioni e aggravio di adempimenti. Senza autentica evoluzione però: così le ritualità dispersive attualmente richieste - prone al feticcio imperante "competenze" - non differiscono in modalità effettivamente innovativa rispetto a quelle sulla cresta dell'onda negli Anni Ottanta dello scorso Millennio. Mentre la capacità formativa della scuola e l'apprezzamento sociale della stessa inesorabilmente declinano .....
Pubblicazione: 02 12 2019 (in
ilsussidiario.net
, 30 maggio 2019)
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Giorgio Israel
Puniti gli insegnanti che insegnano
L'attività istituzionale delle scuole è costituzionalmente  problematica, è sempre stato in sostanza così. Essa, infatti, deve porsi in precario e acrobatico equilibrio tra una serie di variabili di configurazione tendenzialmente antinomica, incappando nelle quali insorgono immancabili critiche e  lamentele. Se la scuola mira risolutamente al perseguimento di salde e rigorose conoscenze disciplinari da parte degli studenti, imponendo loro impegno, fatica, applicazione costante, espellendo dai percorsi di apprendimento coloro che risultano deficitari di buoni esiti cognitivi, ecco che la si rampogna per la sua durezza e insensibilità. Se viceversa s'appalesa tollerante, adotta forme ludiche nelle proposte didattiche, attenua la sua tensione in merito al conseguimento delle conoscenze disciplinari, ecco di nuovo un profluvio di critiche, sottolineanti la sua inadeguatezza. Israel interviene nella diatriba con perentorietà di toni, vagheggiando - difficile è in verità dissentire - una scuola seria, rigorosa, implicante dedizione massima in studenti e insegnanti, avulsa dai mitologemi pedagogici oggigiorno imperversanti.
Pubblicazione: 03 09 2012 (in il Giornale, 9 maggio 2012)
  
 
Aurélie Collas
Orthographe: le niveau des écoliers en chute
Da decenni non solo in Italia è presso che incessante il flusso innovativo inerente la gestione della didattica: con enfasi posta su obiettivi invece che sui tradizionali contenuti disciplinari, su competenze in luogo delle meno ambigue conoscenze, per esemplificare. Tanto fervore implementativo non ha però prodotto miglioramenti significativi degli apprendimenti, anzi, da anni e anni le abilità culturali degli allievi in larga misura regrediscono. Esemplare in argomento è questo articolo che commenta la decisione del governo francese di "ritornare al passato" in merito all'insegnamento dell'ortografia, constatato il peggioramento generalizzato verificatosi negli ultimi vent'anni nella capacità degli allievi più giovani (ma ritengo che il regresso riguardi anche gli studenti delle secondarie) d'uso basilare della lingua scritta
Pubblicazione: 14 08 2012 (in Le Monde, 4 maggio 2012)


Alberto Contri
Pensiero destrutturato è colpa del Web
La scuola italiana ha appena cominciato a fare i conti con le potenzialità delle TIC (tecnologie dell'informazione e della comunicazione), anche se ad esse si rapporta, senza sistematicità e rigore, da almeno un ventennio. Io ritengo che in sé le tecnologie e il Web non abbiano colpa alcuna. Se certi risultati del loro uso appaiono di conformazione negativa, ciò dipende dalla scuola che non è tuttora capace di funzionalizzare rispetto al suo progetto formativo le potenti virtualità di TIC e Web, da un lato subendo il magismo di tali realtà in maniera notevolmente acritica, dall'altra ostinandosi a non afferrare che dopo l'entrata in scena di TIC e Web il "senso" del fare scuola non è più quello che prima era largamente condiviso e praticato e che altre strategie metodologiche e didattiche, nolenti o volenti gli insegnanti, esigono di venire sperimentate
Pubblicazione: 05 04 2012 (in il Riformista, 24 febbraio 2012)


Alessandra Farkas

E il corsivo divenne indecifrabile
Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione incidono sul fare scuola a tutti i livelli del sistema formativo e in avvenire condizioneranno sempre di più i processi di insegnamento/apprendimento, fino a rivoluzionarne gli attuali connotati. Ma le innovazioni da esse apportate non sono sempre e senz'altro di segno positivo. Per esempio, l'uso esclusivo della scrittura digitale comporta la perdita della capacità di scrivere in corsivo e di decifrare i testi vergati in Italic. L'avvertenza che non si dovrebbe trascurare è di non operare mai, in campo didattico, senza flessibilità, secondo una logica di adesione totalizzante e appunto esclusiva a una sola opportunità, pur rilevantissima nella sua attitudine di implementazione
Pubblicazione: 01 05 2011 (in Corriere della Sera, 29 aprile 2011)

Aurélie Collas
Orthographe: le niveau des écoliers en chute
Da decenni non solo in Italia è presso che incessante il flusso innovativo inerente la gestione della didattica: con enfasi posta su obiettivi invece che sui tradizionali contenuti disciplinari, su competenze in luogo delle meno ambigue conoscenze, per esemplificare. Tanto fervore implementativo non ha però prodotto miglioramenti significativi degli apprendimenti, anzi, da anni e anni le abilità culturali degli allievi in larga misura regrediscono. Esemplare in argomento è questo articolo che commenta la decisione del governo francese di "ritornare al passato" in merito all'insegnamento dell'ortografia, constatato il peggioramento generalizzato verificatosi negli ultimi vent'anni nella capacità degli allievi più giovani (ma ritengo che il regresso riguardi anche gli studenti delle secondarie) d'uso basilare della lingua scritta
Pubblicazione: 14 08 2012 (in Le Monde, 4 maggio 2012)


Davide Giacalone
La scuola è senza soldi ma rimanda di un anno i libri a costo zero
Con normativa del 2008 fu disposto che a partire dall'anno scolastico appena avviato i libri di testo delle scuole di ogni ordine e grado avrebbero dovuto essere o totalmente elettronici o misti (in parte cartacei e in parte elettronici). Ciò per una serie ampia di ragioni, di natura tecnologica, culturale ed economica (i testi in formato elettronico, infatti, privi di supporto "materiale", hanno un costo sensibilmente inferiore ai cartacei). E' decollata l'innovazione? Ovviamente no, come quasi sempre in Italia, ove si decide costantemente di avviare riforme poi le si procrastina, anche sine die. Osteggiano l'operazione gli editori, che paventano oneri e danni per i loro fatturati. Ma neppure le scuole e il Ministero paiono lucidamente determinati a fare il gran salto. Quindi, tutti preferiscono vivacchiare
Pubblicazione: 16 09 2011 (in Libero, 10 settembre 2011)


Luciano Lelli
Recensione a Tecnologie per la didattica
Libro rilevante, meritevole di adeguata attenzione da parte di tutti i docenti che ormai dalla frequentazione didattica delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione non possono, nolenti o volenti, prescindere. Molto lodevolmente il volume manifesta piena consapevolezza di una circostanza: è bene e utile che le scuole pratichino le TIC; includendo però le stesse nel proprio progetto formativo non facendosi da esse dominare. Dalla lettura del volume, magari oltre le intenzioni degli elaboratori, un'altra avvertenza emerge: non tutti gli oggetti tecnologici, virtuali o materiali, oggi sulla cresta dell'onda sono proprio indispensabili per l'efficacia e la qualità delle azioni formative, anzi.
Pubblicazione: 19 05 2011
 
       

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