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Sergio Neri
A vent'anni dalla scomparsa del pedagogista, studioso di
didattica, educatore e, soprattutto, amico
Ricorre in
questi giorni il ventesimo anno dalla prematura scomparsa di
Sergio Neri, pedagogista, studioso di didattica, educatore, per
me e Umberto Savini, co-autore di questa nota, soprattutto
amico, con il quale abbiamo condiviso molti momenti anche
riservati a indagini memorabili sul funzionamento della scuola
italiana. Per rinnovare il ricordo di Sergio Neri, abbiamo
deciso di pubblicare l’ampio suo saggio allegato a questa nota,
dedicato al ripensamento del “Tempo Pieno” alla metà degli Anni
Ottanta, mentre erano all’esordio i nuovi programmi della scuola
primaria del 1985, tanto rilevanti per la conferma e il rilancio
della qualità della stessa.
Abbiamo pensato di pubblicare il saggio nella sua integralità:
alcune considerazioni hanno perciò natura di documento storico
testimoniante certe problematiche contingenti, in quegli anni
considerate rilevanti; la maggior parte delle argomentazioni
presenta tuttora piena validità, nel corrente momento di
sconcerto, confusione e depressione flagellanti anche il campo
della scuola, nell’orientamento delle riflessioni e delle scelte
riguardanti la “qualità della scuola”, tema sul quale in questi
giorni calamitosi non poco a vanvera si discorre
Pubblicazione: 20 10 2020
Rita Bonfiglioli, Luciano Lelli
Per una programmazione sistematica del lavoro educativo:
principi teorici e proposte applicative
Dopo affannosa ed ostinata ricerca, sono infine riuscito a
scovare in recondito anfratto della biblioteca il dattiloscritto
elaborato assieme alla compianta collega, prima direttrice
didattica poi ispettrice tecnica, Rita Bonfiglioli. Stranamente
esso non reca data: dalla bibliografia che correda lo scritto e
da alcuni collegamenti mnemonici inferisco che la stesura sia
collocabile nell'anno 1985 o negli immediati dintorni dello
stesso. Dopo la data menzionata, sulla programmazione la ricerca
pedagogica non ha prodotto molto, in precedenza invece, per
oltre un decennio, attivissima nello studio della medesima in
tutto lo spettro delle sue specificità costitutive. Di recente
si è registrata una certa ripresa di interesse per la tematica
della quale questa argomentazione si sostanzia: abbandonato il
termine designativo
programmazione sostituito con quello progettazione
(non ignorato nel contributo qui proposto, con assimilazione
semantica delle due parole chiave). Sono ben consapevole del
rischio di parzialità che corro, essendo io dello scritto
co-autore: ritengo ugualmente però che, rispetto a questa
abbastanza datata riflessione, le messe a punto successive sulla
tematica non aggiungano presso che nulla alla matrice cognitiva
qui identificata, tra l'altro configurata con linguaggio
estremamente rigoroso che per la struttura privilegiata richiama
esplicitamente la maniera d'argomentare inventata da Ludwig
Wittgenstein nel suo fondamentale Tractatus
logico-philosophicus. All'inizio di un anno scolastico
grigio, nel quale non traspaiono (in proiezione generale e
collettiva) pulsioni e stimolazioni di alto livello, in cui la
tensione positiva esercitata dall'azione della vigente compagine
governativa è ai minimi storici, ritengo immodestamente che gli
insegnanti trarrebbero spunti di buona caratura per impostare,
essendo immanente un protratto crepuscolo, i loro percorsi di
prefigurazione operativa. Pubblicazione: 20 09 2018
Ernesto Galli della Loggia
L'abbandono della scuola
al tempo dell'abdicazione della politica
Un
ampio editoriale di Galli della Loggia che analizza, in
prevalente prospettiva diacronica, la crisi secondo il suo
avviso progressiva della scuola italiana. L'argomentazione è
stimolante non tanto per le tesi di cui si sostanzia quanto per
le questioni che pone in campo. Molte delle considerazioni
sostenute dall'editorialista risultano notevolmente
condivisibili; su altre invece è meno immediata l'espressione
del consenso. Per esemplificare: mi pare poco fondata la tesi
che all'incirca dagli Anni Sessanta del secolo scorso i politici
hanno tralasciato - contrariamente a quanto prima avveniva - di
occuparsi della scuola, in quanto istituzione ostica da gestire.
In verità hanno continuato a gestirla ma in prevalenza malamente
(eccetto alcuni ministri di buon rilievo e in qualche caso
ottimo: cito, senza addentrarmi troppo addietro nel tempo, Guido
Bodrato, Salvatore Valitutti, Franca Falcucci, Letizia Moratti,
....). Il fatto è che soprattutto i governi di centro sinistra
(con la connivenza spartitoria della Democrazia Cristiana) hanno lasciato che imperversasse per decenni nella scuola
l'ideologismo prima marxista quindi latamente "sinistro", alla
cattiva incidenza del quale danni di enorme entità sono
imputabili. Ancora, non mi pare particolarmente azzeccata la
tesi che guasti consistenti alla salute della scuola hanno
arrecato gli esperti, lasciati comandare dopo la ritirata dei
politici. Vero è che parecchi sé dicenti esperti ne hanno
combinate di cotte e di crude, ma altri (mi vengono subito in
mente gli elaboratori dei programmi della scuola primaria del
1985) hanno operato con lucidità e lungimirante impostazione
culturale. Anche in precedenza, poi, i politici si avvalevano
degli esperti: il grande Giovanni Gentile, per evocare un nome
di eccezionale rilievo, nell'approntamento della sua prestigiosa
riforma avviata nel 1923 ricorse alla sapienza didattica, tra altri, di
Giuseppe Lombardo Radice. Galli della Loggia asserisce che a
rovinare ulteriormente la scuola sono intervenute due componenti
(che egli definisce "dispositivi"), la tecnica (suppongo che si riferisca alle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione) e l'autonomia.
Anche in merito a detti due "dispositivi", ritengo che la loro
compartecipazione ai processi formativi sia più complessa e più
articolata di quanto lo studioso inclina a reputare, non
necessariamente e su tutta la linea di segno negativo e
distruttivo. Comunque, ribadisco, Galli della Loggia è da
apprezzare: stavolta non sempre per le soluzioni e le tesi che
sostiene bensì per i reali problemi che stimola ad affrontare e
approfondire
Pubblicazione: 04 03 2017 (in Corriere
della Sera, 15 gennaio 2017)
Luciano Lelli
Oltre il modello tradizionale di scuola: la rivoluzione della
didattica come salvezza
Malgrado la sequenza di riforme da decenni tentate, malgrado la
cosiddetta "Buona Scuola" dal governo Renzi varata con apposita
farraginosa norma al suono della grancassa, secondo lo stile
tonitruante del personaggio che governa il Paese senza che mai i
cittadini l'abbiano a tale funzione eletto, il sistema
scolastico italiano continua a evidenziare negatività
angustianti, non in decrescenza ma in inesorabile lievitazione.
Il saggio dalla corrente presentazione introdotto argomenta sui
motivi della crisi permanente e anzi progressiva che
imperterrita incombe. Proprio per l'ostinazione con cui la
catastrofica disfunzione persiste, pur senza rassegnazione al
peggio, va comunque realisticamente convenuto che almeno in
tempi razionalmente controllabili una palingenesi a 360 gradi
del sistema scolastico, un suo miglioramento radicale è utopia.
Una implementazione parziale però, in grado di rendere meno buio
il quadro, è con buona probabilità attuabile: mediante una
riqualificazione in profondità e in ampiezza delle pratiche
didattiche, tenendo conto delle tecnologie informatiche e
telematiche e approfittando dell'opportunità da esse consentita
per far lievitare la caratura formativa della didattica. In tale
prospettiva di grande suggestione è l'impostazione denominata
"classe rovesciata", nel saggio considerata e discussa (anche se
a dire il vero la denominazione non risulta propriamente
esaltante .....)
Pubblicazione: 23 05 2016 (in Dirigere la scuola, n. 2
Febbraio 2016, Euroedizioni Torino)
Michele Ainis
Riforma della scuola Una legge, 25 mila parole
Al via il nuovo anno scolastico. Sotto il segno de "la Buona
Scuola", ovvero le innovazioni introdotte nel (cattivo)
funzionamento del sistema scolastico italiano dalla legge 13
luglio 2015, n. 107. Imposta, avversatissima da quasi tutto il
mondo della scuola che minaccia avverso di essa una opposizione
forsennata e il varo di un referendum abrogativo. Ainis nel
commento che segue non entra nel merito sostanziale della norma
varata. Rileva l'abnormità strutturale della stessa (un solo
articolo costituito da gragnuola di ben 212 commi!). A ciò si
aggiunga il disordine sovrano, la delirante rinfusa con cui le
questioni sono affastellate e la scrittura, di bassissimo conio
stilistico, ridondante, banale, morfologicamente e
sintatticamente zoppicante e inciampante. Ma al MIUR non c'è
proprio più nessuno in grado di di dare un minimo di decoro
formale alle norme emanate? Pubblicazione: 14 09 2015
(in Corriere della Sera, 26 giugno 2015)
Silvia Avallone
Ecco perché ci rinuncio. L'Italia non è più un Paese per
insegnanti
Raffigurazione amara e
sconfortata dell'universo degli aspiranti docenti - affollanti
le graduatorie permanenti - per i quali l'assunzione "in ruolo"
(a tempo indeterminato) risulta ormai una irraggiungibile
chimera, per i quali è colpo di fortuna anche solo una chiamata
per svolgimento di supplenze temporanee, spesso occasioni di
frustrazione, di sentimenti di inutilità e inadeguatezza. Ma non
è propriamente esatto che l'Italia non è più un Paese per
insegnanti: il fatto sciagurato è che in passato, per
responsabilità prevalente delle organizzazioni sindacali, sono
stati assunti ope legis a
centinaia di migliaia anche individui senza "vocazione" e
preparazione. Poi le porte si sono chiuse e per selezionare i
pochi da stabilizzare entro l'esercito degli aspiranti ormai non
si sa come sbrogliare l'immane matassa Pubblicazione: 09
01 2013 (in Corriere della Sera, 25 luglio 2012)
Luciano Lelli
Sul preoccupante stato di salute della scuola e sulle competenze
linguistiche degli Italiani: doppia recensione e commenti
Due significativi interventi
"critici" vengono qui sottoposti al vaglio di una disincantata
ricognizione valutativa: il volume di Paola Mastrocola
Togliamo il disturbo - Saggio sulla libertà di non studiare
e l'intervista rilasciata da Tullio De Mauro a il Mulino,
pubblicata nel n.6/2012 della rivista. Mastrocola argomenta
con accorata passione sullo stato comatoso della scuola
italiana, rovinata da tre imposizioni di pensiero, il
Donmilanismo, il Rodarismo e la Pedagogia
democratica. De Mauro discetta da par suo, nell'ambito di
riflessioni contestuali sulla scuola, sulla tragica realtà che
in Italia l'80% della popolazione è affetta, con gradazioni
diverse di incidenza, da un sostanziale analfabetismo. Colpa del
quale è sempre degli "altri", brutti sporchi e cattivi, giammai
di sé (De Mauro) e della propria inclita consorteria politica e
ideologica
Pubblicazione: 02 01 2013
Luciano Lelli
Un seminario, la crisi della scuola e la formazione in servizio
degli insegnanti
A Bergamo, presso l'Università
degli Studi, un seminario di studi intitolato "Alfredo Giunti:
la scuola come centro di ricerca". Stimolanti relazioni, tra
altri, di Giuseppe Bertagna, Remo Bernacchia, Elio Damiano,
Umberto Savini, Ennio Draghicchio. La proposta
pedagogico-didattica di Giunti si colloca in un periodo felice
nella storia della scuola italiana, nel quale germinò e si
diffuse un ventaglio variegato ma per molti aspetti concorde di
vive stimolazioni innovative. Il ripensamento odierno delle
stesse può essere una preziosa occasione per contrastare la
crisi depressiva da cui oggi la scuola è desolatamente
attanagliata Pubblicazione: 25 03 2012
François Bouvard
Éducation: il faut remettre l'enseignant au coeur du système
Con riferimento agli esiti niente affatto soddisfacenti
conseguiti dagli studenti francesi nelle prove OCSE-Pisa, una
riflessione molto pregnante sulle azioni che è indispensabile
attivare per ovviare alle deficienze riscontrate (la strategia
terapeutica si attaglia perfettamente anche all'Italia). Gli
interventi più rilevanti, secondo Bouvard, vanno effettuati
sugli insegnanti, da ricollocare al centro del sistema
implementandone decisamente le competenze professionali.
Interessante l'annotazione che non è la quantità di risorse
finanziarie riversate sul sistema di istruzione a determinare
meccanicamente la qualità dei risultati. Pubblicazione:
29 02 2012 (in Le Figaro, 11 ottobre 2010) Antonella Bersani
Perché avere paura dei ragazzi cresciuti a pane e tecnologia? Il
cervello 2.0 dei giovani digitali funziona persino meglio di
quello dei genitori
La rivoluzione tecnologica in
corso certamente incide e sempre maggiormenente influenzerà la
formazione delle giovani generazioni e malamente si comportano
le scuole che non s'avvedono della novità e non la valorizzano
in proiezione educativa. Ma attenzione! Il fondamentalismo è
sempre pericoloso e improduttivo. E' dubbio che il cervello dei
"nativi digitali" (chi sono poi, in concreto? Esistono davvero?)
sia senz'altro e tout court migliore nel funzionamento di quello
delle generazioni precedenti. Peggiorerà anzi, se la formazione
non saprà aderire reattivamente alle novità, innestare il futuro
nel passato storico. Tesi come quelle di Ferri sono generose e
ottimistiche, ma preoccupanti Pubblicazione: 16 09 2011
(in panorama, 18 agosto 2011
Giorgio Israel
Tecnocrati d'insuccesso. Quelli che la scuola non si può
criticare
Israel è studioso delle
problematiche scolastiche connotato da grandi passione e
competenza (termine che aborre). Qualche volta l'indignazione lo
spinge a estremizzare: ma le sue considerazioni sono sempre
pertinenti e stimolanti, come queste relative alla valutazione
degli allievi tramite test ormai imperversante. Anche se tale
tipo di valutazione - contestualizzato in una strategiao
complessiva - sarebbe errato demonizzarlo. Certamente, come
Israel asserisce, la qualità della scuola è determinata dalla
qualità dei "maestri": ma attrezzi tecnologici come i computer e
le lavagne multimediali, se bene innestati nel progetto
pedagogico, forniscono un contributo rilevante
Pubblicazione: 27 06 2011 (in il Giornale, 17 maggio
2011)
Francesco Borgonovo
"Siamo figli di un Occidente finito. Perciò alleviamo bimbi
terribili"
Intervista a Paola Mastrocola,
insegnante e scrittrice, autrice del recente volume "Togliamo il
disturbo" sul problematico rapporto tra molti giovani e la
scuola, la quale risponde a domande sulla mala educazione di
giovani e bambini, da
ascrivere in gran parte (è tesi sostenuta da Giampaolo Pansa)
all'inettitudine educativa dei genitori. Suggestiva e
inquietante l'ipotesi della Mastrocola che il motivo del disagio
sia imputabile alla crisi generale della civiltà occidentale,
pervenuta al massimo splendore e quindi già avviatasi sulla
strada della ineluttabile decadenza. Anche, appunto, a causa
della scarsa consistenza etica ed esistenziale di adulti e
giovani generazioni, i primi incapaci di trasmettere valori e
buone costumanze, le seconde ineducabili
Pubblicazione: 19 05 2011 (in Libero, 5 maggio
2011)
Giuseppe Ghini
Sindacato e sinistra vanno in piazza ma i killer sono loro
Quasi tutti ormai condividono
la convinzione che in specie il mitizzato "Sessantotto" è stato
un tossico micidiale per la salute già allora non eccellente
della scuola italiana. Esso l'ha certamente scrostata da scorie
che ne limitavano l'efficacia formativa: facendo però,
incomparabilmente, più danni dei minimi vantaggi arrecati. Con
la distruzione di valori quali il merito, l'impegno, la nobile
fatica dello studio, il rispetto dei ruoli e delle gerarchie, la
soddisfazione per il superamento di ostacoli e prove ardue
grazie alla qualità e alla quantità della personale
applicazione. Della catastrofe è in gran parte responsabile con
le proprie dissennatezze la sé dicente sinistra, stupratrice
della scuola statale. Sinistra che ora, a fianco del sindacato
rosso, finge di indignarsi per una battuta addirittura ovvia
sulla scuola del presidente del consiglio
Pubblicazione: 19 03 2011 (in il Giornale, 2 marzo
2011)
Malabarba,
Cari studenti, andate a lavorare
Paola Mastracola, docente di
liceo e scrittrice che sulle tematiche della scuola si è
costantemente intrattenuta, con saggi e narrazioni che il
degrado progressivo dell'istituzione scolastica hanno
icasticamente e con adeguati tratti drammatici rappresentato,
torna sulla problematica prediletta con un testo dal titolo
provocatorio, Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di
non studiare. In realtà Mastracola non auspica che i giovani
siano espulsi dal sistema
formativo. Lucidamente constata che molti studenti tali sono
solamente di nome, senza propensione alcuna all'impegno, alla
fatica, alla serietà degli studi. Costoro meglio è per loro
stessi e per tutti che ad altro si dedichino, più proficuamente
Pubblicazione: 01 03 2011 (in Libero, 29 febbraio
2011)
Giorgio Israel
La scuola fa schifo. E se fosse ottima?
Articolo di rilevante
consistenza, falsato però, sul piano della
presentazione, da un titolo fuorviante. Perchè intento
dell'autore non è affatto il contrasto del convincimento circa
lo stato comatoso della scuola italiana con una supposizione
antitetica, bensì una critica molto aspra dei metodi di
valutazione delle scuole, degli insegnanti e degli apprendimenti
basati sulle prove cosiddette oggettive (OCSE-Pisa, INVALSI).
Molto condivisibile, anche se di ardua attuazione, la tesi che
una valutazione autentica ed efficace può essere realizzata da
gruppi valutativi presieduti da ispettori.
Pubblicazione: 15 01 2011 (in il Giornale, 27 dicembre
2010)
Stefano Zecchi
Corsi per i più bravi? Buona idea. Stop alla scuola che livella
tutti
Nella Spagna governata dal pur
sinistroso Zapatero, sono stati organizzati corsi di sostegno
per gli allievi eccellenti. Sarebbe possibile un analogo
provvedimento in Italia? No, al momento. Perché la cultura
pseudo marxista ancora purtroppo egemone nella scuola italiana,
responsabile dello sfascio della stessa con le sue ossessioni di
egualitarismo e massificazione verso il basso, farebbe le
barricate pur di impedirlo. Proprio perché si tratterebbe di
provvedimento atto a migliorare la qualità infima che connota
tristemente il nostro sistema scolastico
Pubblicazione: 02 01 2011 (in il Giornale, 1
settembre 2010)
Francesco Giavazzi
Una riforma da difendere
Continua l'impazzimento
(studentesco?) contro la riforma dell'università in coma tentata
dal ministro Gelmini e dal governo. Ormai la critica ha
imboccato la strada della violenza e della contrapposizione
frontale al sistema politico voluto e preferito dagli italiani.
Questa è la più sorprendente e assurda delle contestazioni,
perché si oppone a misure (parziali) che di fatto
avvantaggerebbero proprio gli studenti (se tali sono, secondo
l'etimologia della parola) Pubblicazione: 21 12 2010 (in
Corriere della Sera, 30 novembre 2010)
Romana Liuzzo, Donatella
Marino
Ecco chi vuole uccidere la scuola
Mentre l'ondata contestataria
contro la "riforma Gelmini" impazza al culmine della propria
smania biecamente conservatrice (i contenuti della quale
riforma sono per altro sconosciuti agli eversori sia sé dicenti
"studenti" universitari
che della secondaria
di II grado) e i politicanti dell'opposizione squallidamente
cavalcano la tigre, sperando in un miserabile guadagno
elettorale per le proprie botteghe, ecco un saggio lucido e
impietoso sul degrado allucinante della scuola italiana, dal
quale si evince nettamente chi sono i veri nemici della stessa
che nulla tralasciano pur di affossarla definitivamente
Pubblicazione: 25 11 2010 (in Panorama, 23
settembre 2010)
Roger Abravanel
Cosa serve (davvero) agli studenti
Cosa deve preoccupare davvero i
genitori italiani alla riapertura dell'anno scolastico? Una sola
cosa: la qualità degli insegnanti, l'unica variabile che
determina il rendimento degli studenti. Non la dimensione delle
classi. Non le ore di insegnamento. Non quanto si spende nella
scuola. Quello che conta è la qualità degli insegnanti
Pubblicazione: 17 10 2010 (in Corriere della Sera,
3 settembre 2010)
Davide Giacalone
L'Italia spende per gli insegnanti. Non per la scuola
La percentuale del PIL che
l'Italia destina alla scuola è notevolmente inferiore alla media
delle risorse attribuite all'istruzione dai paesi dell'OCSE.
Però il rapporto insegnanti/alunni in Italia è di gran lunga il
più basso. Per cui la quasi totalità delle risorse è "bruciata"
dalle pur scarse retribuzioni dei docenti. Gli studenti italiani
restano a scuola per tempi assai estesi ma i loro rendimenti
sono tra i peggiori. Per uscire dall'impasse, occorre una doppia
rivoluzione: una diversa e più rigorosa amministrazione del
personale e la digitalizzazione della didattica
Pubblicazione:
28 09 2010 (in Libero, 8 settembre 2010)
Marcello Veneziani
Salvata la scuola, peccato sia tardi
Sia riconosciuto il merito del
ministro Gelmini che ha gettato le basi di una vasta riforma
della scuola italiana, innovando norme e statuti organizzativi
da decenni obsoleti. Forte è il rammarico però, secondo
Veneziani, per il fatto che il pur apprezzabile disegno
innovativo non sortirà effetti rilevanti. Perché, a suo avviso,
la scuola vive un inarrestabile declino, che non può essere
fermato dalle leggi, essendo il marcio negli uomini e nella
mentalità
Pubblicazione: 04 06 2010 (in il Giornale, 7
febbraio 2010)
Jacques Attali
Scuola. La rivoluzione francese
Due anni fa fu reso pubblico,
con grande risonanza internazionale, un documento commissionato
dal presidente francese Sarkozy a una commissione presieduta da
Attali. Scopo del documento era individuare i punti di forza e
di debolezza del sistema scolastico francese - in crisi come
quasi tutti quelli dei Paesi dell'Occidente - e di proporre
adeguate misure per migliorare la situazione. Esso conserva
ancora, anche per l'Italia, una notevole validità
Pubblicazione: 01 06 2010 (in Liberal, 21 febbraio
2008)
Vittorio Messori
L'ora di Islam? Un'idea senza senso
Contro una delle tante
aberrazioni che senza sosta investono il mondo della scuola, una
confutazione lucida e argomentata mirante a destare le coscienze
avverso un cedimento che sarebbe esiziale sia per la civile
nostra convivenza che per la maturazione autenticamente
democratica degli islamici non fondamentalisti (ammesso che ce
ne siano)
Pubblicazione: 16 05 2010 (in Corriere della Sera,
19 ottobre 2009)
Giorgio Israel
Post-comunisti e tecnocrati affossano la scuola che ormai ha
smesso di trasmettere conoscenza
Una ennesima esemplare
argomentazione di questo studioso sui mali che affliggono la
scuola italiana e sui responsabili degli stessi. Testo uscito
oltre due anni fa, mantiene intatta la sua pregnanza di denuncia
e di proposta di rimedi
Pubblicazione: 01 05 2010 (in liberal, 2 febbraio
2008)
Giorgio Israel
E' dimostrato: c'è bisogno del maestro unico
La scuola primaria ha ormai
metabolizzato, senza traumi particolari, il ripristino del
"maestro unico" (in realtà "insegnante prevalente"). I
catastrofisti, incapaci di interpretare la realtà e attaccati
con il massimo conservatorismo all'esistente, prefiguravano
guasti e sfracelli: restati nelle loro sterili menti. Utile, in
argomento, la riconsiderazione delle tesi d'un esperto al quale
non fa velo il pregiudizio ideologico
Pubblicazione:
11 03 2010 (in Libero, 10
settembre 2008)
Luca Ricolfi
Il mito della scuola elementare
Un'analisi lucida e
disincantata che mette in questione il "pre-giudizio" del
funzionamento ottimale dell'attuale scuola elementare ed
ipotizza che il tanto decantato "tempo pieno" sia all'origine di
qualche "effetto perverso". Ormai metabolizzato il ritorno del
cosiddetto "maestro unico" (in realtà prevalente) occorrerebbe
proprio dar corso a un dibattito serio e non ideologico sulla
realtà e sulle prospettive della scuola primaria italiana
Pubblicazione: 08 02 2010 (in La Stampa, 25
settembre 2008)
Giuseppe Bertagna
Le bugie sul maestro - Cinque contestazioni a un dibattito un
po' "ignorante"
Uno dei pochi provvedimenti
innovativi finora realizzati dal governo in carica riguarda il
ripristino del "maestro unico" (in realtà "prevalente"). Non ha
innescato una palingenesi della scuola primaria italiana né
provocato sfracelli distruttivi. In argomento assai utile è
riflettere su puntuali tesi di Giuseppe Bertagna,
architetto pedagogico della
purtroppo inattuata "riforma Moratti"
Pubblicazione: 09 01 2010 (in liberal, 19
settembre 2008)
Mariastella Gelmini
Quarant'anni da smantellare
Ecco quanto si proponeva,
all'esordio della sua responsabilità ministeriale, il Ministro
in carica, rispondendo ai rilievi di Galli Della Loggia. E'
trascorso un anno e mezzo. Quegli intenti sono, almeno, in fase
di realizzazione?
Pubblicazione: 09 01 2010 (in Corriere della Sera,
22 agosto 2008)
Luciano Lelli
Arcaiche ossessioni e nuovi orizzonti per una scuola di qualità
Viaggio in utopia per la
palingenesi della scuola italiana, tentata di morire.
Agghiacciato dalla implacabile misera del presente, l'autore,
abbandonatosi a una allucinazione onirica, è folgorato da una
visione iperuranica
Pubblicazione: 16 12 2009
Alessandro Gnocchi
La scuola distrutta dagli intellettualoidi
Una ipotesi per ridare salute
ed efficacia alla scuola italiana, giacente in uno stato
comatoso: basta con sofismi e tecnicismi, si torni a un serio
studio dei contenuti disciplinari (è auspicio formulato in un
dossier della Fondazione Magna Carta
Pubblicazione: 11 11 2009 (in
Libero, 02 03 2008)
Mario Giordano
Proibito pensare
La presentazione di un libro
sul progressivo disastro della scuola italiana
(5 in condotta) impedita
secondo un costume ormai collaudato dagli illiberali della
sinistra, "fascisti rossi, squadristi dello sfascio,
manganellatori verbali"
Pubblicazione: 09 08 2009 (in Il Giornale, 16
giugno 2009)
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Carola Traverso Saibante
"Boicottiamo i test standardizzati". La rivolta degli studenti
in America
Molto significativa la rivolta degli studenti americani avverso
un sistema di valutazione tramite test standardizzati là
imperversante da decenni, ormai egemone anche in Italia per
accertare conoscenze e competenze di studenti, docenti e
dirigenti. Qui contro i test la resistenza è stata protratta e
perentoria: poi è avvenuto un cedimento su tutta la linea ed
essi imperversano. Si arriverà anche da noi a rifiuti per
insofferenza del loro imperialismo (le avvisaglie non mancano).
I test non sono uno strumento iniquo, se collocati con
pertinenza e prudenza in un contesto di prove d'accertamento.
Diventano insopportabili ed estremamente negativi quando per
loro tramite si confida e pretende di misurare con precisione e
in esclusiva conoscenze e competenze di tutti
Pubblicazione: 30 08 2015 (in Corriere della Sera, 13
aprile 2015)
Luciano Lelli
Recensione
a Bottani, Norberto,
Requiem per la scuola?, Bologna, Il Mulino, 2013
Il più recente contributo saggistico del famoso studioso
delle problematiche scolastiche, autore del libro epocale
La
ricreazione è
finita. Contrariamente a quanto mi capita (essendo
lettore professionale sostanzialmente avido e assai aperto nei
riguardi anche delle opere che non avverto propriamente
consentanee), ho faticato non poco a portare pacificamente a
termine l’approccio a questo volumetto, fruito nel formato
e-book: per gli impulsi di irritazione che esso con frequenza mi
ha provocato. A indurmi all’approccio (non è mai agevole
oggigiorno trascegliere i libri rilevanti da leggere,
considerata la quantità di opere che vengono a getto continuo
pubblicate, gran parte delle quali priva di alcuna funzionalità
culturale e informativa) sono state in specie tre variabili: la
rinomanza dell’autore, il titolo apocalittico (sia pure
formulato con inflessione interrogativa), [continua]
Pubblicazione: 06 03 2014
Luca Pautasso
Alla sinistra piace il Profumo della mediocrità
In Italia si blatera ormai da
qualche tempo di "meritocrazia", termine magniloquente e utopico
per significare che in tutte le attività e professioni, con
particolare riguardo al mondo della scuola e dell'istruzione, si
deve avanzare, nella carriera come nei percorsi formativi, solo
ed esclusivamente in base al proprio merito, vale a dire
all'impegno nel far fruttificare al massimo i propri
talenti, sontuosi o modesti che essi siano. Non si procede
ovviamente oltre i vaniloqui e nella realtà tutto continua
come sempre avvenuto in questo dissestato Paese. Alla prevalenza
d'un egualitarismo regressivo e basato su dis-valori molto
concorre la perdurante sterile egemonia culturale di coloro che
orgogliosi un tempo di proclamarsi "marxisti" ora camuffano le
proprie radici; senza però riuscire a svellersi da esse
Pubblicazione: 30 10 2012 (in L'Opinione delle
Libertà, 6 giugno 2012)
Giovanni Brusio
Saper leggere per contare in futuro
E' costante gestionale arcinota
il fatto che i politici italiani riservino un'attenzione
prossima allo zero alle questioni scolastiche, lesinando da
sempre le risorse finanziarie occorrenti per un adeguato
funzionamento del sistema d'istruzione. Tutti assorbiti dalle
problematiche economiche, dal PIL, dallo spread. L'OCSE ora
sostiene che "Per l'economia del futuro conterà soprattutto
saper leggere". Arrivando a parlare di lettura "anche come
predittore del benessere economico delle nazioni, forse al pari,
se non di più, della stessa moneta". Le tesi dell'OCSE sono
connesse al better life index, indice di calcolo del
benessere alternativo al Pil. Chissà se la straordinaria
rivelazione indurrà gli stralunati politici (e tecnici) nostrani
a redimersi Pubblicazione: 15 10 2012 (in ItaliaOggi,
29 maggio 2012)
Andrea Ichino
Gli scatti dei maestri e il merito
La crisi ormai endemica della
scuola italiana dipende in larga misura dalla qualità
professionale degli insegnanti, complessivamente non sontuosa,
anche se abbondano i docenti che nel lavoro didattico profondono
pregevoli energie intellettuali, vocazione pedagogica, passione
per la crescita integrale dei loro alunni. Responsabili dello
stato di abbandono sono l'incuria della politica e l'arcaico
prepotere delle organizzazioni sindacali, ostili ad ogni
riconoscimento del merito, fautrici di un equalitarismo che
tutto e tutti appiattisce. Anche se la coscienza del cattivo
stato dell'arte è netta e diffusa, il pessimismo circa positive
evoluzioni purtroppo non lo si può espungere
Pubblicazione: 17 03 2012 (in Il Sole24ORE, 15 febbraio
2012)
Giorgio Israel
Il capitale umano che i test ignorano
Lo studioso, abituale
fustigatore dei mali che affliggono la scuola italiana, questa
volta spezza una lancia a favore: attaccando la pertinenza dei
test somministrati a livello internazionale (gli ormai famosi
OCSE-PISA), sulla base degli esiti dei quali gli studenti
italiano avrebbero una preparazione estremamente deficitaria,
inferiore a quella conseguita in paesi la consistenza culturale
dei quali non è neppure alla lontana comparabile con la
prestigiosa tradizione che rende "unica" l'Italia. Il fatto è,
ad avviso di Israel, che con i test si misurano informazioni e
abilità meccaniche ed elementari, non già la qualità della
formazione che la scuola effettivamente fornisce
Pubblicazione: 21 01 2012 (in Il Messaggero, 9 gennaio
2012)
Giorgio Israel
Quei poveri studenti rimarranno ostaggio dei quiz che misurano
l'ignoranza
Nella scuola italiana continua
a imperversare il flagello dei "quesiti a scelta multipla", per
valutare tutti: gli studenti, i candidati alle funzioni di
dirigente scolastico e di dirigente tecnico, tra breve, è
inevitabile, tutti gli insegnanti. La scuola, si sa, giace da
gran tempo in coma. Questa mostruosa aberrazione di controllare
conoscenze e competenze avvalendosi di "quiz" quasi sempre di
infima caratura culturale e accertativa e non di rado
clamorosamente errati, questa ebbra fiducia nella possibilità di
valutare i "saperi" tramite grotteschi pillolari che tutto
frantumano e deprimono concorre ad approfondire la condizione
comatosa, ad accelerare la catabasi verso l'estinzione
Pubblicazione: 18 12 2011 (in il Giornale, 21 novembre
2011)
Elena Dusi
Piccoli geni già a quattro anni s'impara di più prima della
scuola
Soprattutto in campo educativo
è forte il rischio che molte soluzioni afferenti alla tradizione
o anche di recente invenzione siano sbagliate. Per esempio, si
continua a livello istituzionale e non solo a non comprendere
che l'irruzione impetuosa in ogni settore dell'operare umano
delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione non può
non riflettersi, con incidenza rivoluzionaria, nell'azione e
nell'organizzazione del sistema formativo. Inoltre, come rileva
questo contributo, si trascura un intervento appropriato nei
primi anni di vita dei bambini, quando la loro attitudine
all'apprendimento è al diapason delle sue potenzialità. Così
determinando uno spreco immane di risorse umane e impedendo che
una formazione integrale di ciascuno e di tutti effettivamente
si realizzi Pubblicazione: 31 08 2011 (in la
Repubblica, 24 08 2011)
Alessandro Gnocchi
Tutti i luoghi comuni della sinistra sulla scuola
La "sortita" di Berlusconi
sulla scuola ha provocato un oceano di reazioni scomposte e pure
scervellate. Secondo le quali il primato nell'azione educativa
andrebbe attribuito alla scuola (mentre tutte le più accreditate
teorie in argomento lo riconoscono invece alle famiglie, essendo
la funzione della scuola di "educare tramite l'istruzione"). Poi
i medesimi re-azionari se la prendono con la scuola privata
(ignorando che è, per lo più, pubblica non statale) ed
asseriscono che lo stato italiano (ovviamente da quando governa
Berlusconi) ha ridotto l'entità delle risorse finanziarie
assegnate al funzionamento del sistema formativo. Menzogna, va
da sé: il problema non è la consistenza delle risorse, bensì il
cattivo uso delle stesse, gli sprechi e le destinazioni
improprie
Pubblicazione: 15 03 2011 (in il Giornale, 1 marzo
2011)
Marina Valensise
Istruzione per l'uso
Dopo le grottesche prese di
posizione avverso Silvio Berlusconi, che sulla scuola statale ha
avanzato alcuni rilievi critici, ovvi nella loro tipologia
rilevativa, interviene sull'argomento il ministro
dell'istruzione Gelmini con una puntuale intervista.
Naturalmente il governo in carica non ha intenzione alcuna di
distruggere la "scuola pubblica" che, quindi, comunisti, ex
comunisti, postcomunisti e cattocomunisti sono esonerati
dall'impegno di difendere. Anzi, no. La dovrebbero difendere da
se stessi, magari sparendo dalla circolazione e vergognandosi.
Perché, come opportunamente evidenzia Gelmini, è stata
l'egemonia culturale della sé dicente sinistra e
l'occupazione scervellata della scuola da parte dei sindacati,
in specie della CGIL, a
provocare i disastri che l'hanno fatta precipitare fino
all'attuale stato comatoso
Pubblicazione: 06 03 2011 (in
Il Foglio, 3 marzo 2011)
Giorgio Israel
La scuola dei burocrati si perde in chiacchiere e rinuncia a insegnare
L'autore dell'articolo prende spunto dal libro
di Mastracola Togliamo il disturbo
per reiterare la sua critica
a 360 gradi al sistema scolastico italiano e a coloro che a suo parere
negli ultimi decenni sciaguratamente si sono adoperati con i loro deliri
a mandarlo a gambe all'aria. Gran parte delle considerazioni di Israel è
condivisibile, soprattutto quelle che concernono l'appiattimento della
scuola italiana sul "pedagogese" d'accatto circolante a livello europeo.
Qualche volta però egli esagera, trascinato dalla foga polemica: come
quando attacca l'informatica, non valutando che un uso didattico
consapevole delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione
molto può servire a implementare la qualità degli studi nella
prospettiva del rigore e della serietà degli stessi
Pubblicazione: 06 03 2011 (in il Giornale, 2 marzo
2011)
Luciano Lelli
Da niente test a solo test: i paradossi della scuola italiana
In Italia si dà una vera
predilezione per le soluzioni antinomiche, con frequenti
migrazioni dall'uno all'altro dei poli antitetici. Ciò si
verifica con particolare costanza in campo scolastico. Per
esempio, per anni e anni si è manifestata una opposizione
ostinata e perentoria avverso le cosiddette prove oggettive (ed
esterne) di valutazione. Quindi s'è fatto un salto clamoroso
fino all'altra estremità, oggigiorno i test imperversano e sulla
attitudine valutativa degli stessi fideisticamente
si giura e spergiura. Bene
sarebbe l'assestamento in una posizione più equilibrata
Pubblicazione: 21 12 2010
Valérie Segond
Cette école où l'on n'apprend plus rien
La scuola italiana è gravemente
inferma. Ma neppure i sistemi scolastici di altri Paesi europei sembrano
godere di florida salute. L'articolo qui riproposto, descrittivo in
termini impietosi dello "status" della scuola francese, è al riguardo
illuminante. In Francia ci si aspettano a breve significativi
miglioramenti, per incidenza dei programmi didattici del 2008, connotati
da un drastico "ritorno al passato". Quando anche in Italia si darà
corso a una radicale restaurazione della didattica e dei contenuti
imprescindibili?
Pubblicazione: 31 12 2010 (in La Tribune, 2 settembre
2010)
Giovanni Sartori
Giovanilismo e rottamazione
In
questo momento la scuola è in subbuglio e i giovani si battono contro la
riforma dell'Università. Ma, soldi a parte, la riforma Gelmini non è una
cattiva riforma. E' necessaria perché affronta le insensatezze legislative
e gli abusi "baronali" degli ultimi decenni. I giovani di oggi che si
battono contro la riforma universitaria Gelmini si battono a proprio danno
e per il proprio male Pubblicazione: 21 12 2010 (in Corriere
della Sera, 11 dicembre 2010
Giorgio Israel
I test all'università peggio di una lotteria
Critica del tutto condivisibile a una
pratica valutativa che, dopo un certo periodo di integrale ostracismo,
diviene, si può dire di momento in momento, più invasiva non solo
nell'università ma in tutti i segmenti della scuola italiana. Si tratta
di una esagerazione e di una grande illusione. Perché il sistema delle
cosiddette "valutazioni oggettive" tale non è in effetti e all'estero,
ove è stato diffusamente sperimentato, se ne stanno verificando i limiti
Pubblicazione: 17 10 2010 (in il Giornale, 2 settembre
2010)
Stefano Zecchi
L'Ocse contro la nostra scuola? No, boccia i professori incapaci
Una pregnante analisi dell'odierna
funzione docente nella scuola italiana. Gli insegnanti sono troppi,
malgrado le proteste in corso per i tagli apportati dal governo, molti
di essi evidenziano una preoccupante impreparazione e la disponibilità
formativa di non pochi è talmente scarsa da indurre a supporre che essi
siano addirittura inutili. A complicare le cose interviene l'annoso
problema dei precari che vorrebbero essere tutti stabilizzati anche se
il loro apporto è scarsamente necessario e le risorse messe a
disposizione del sistema scolastico ridotte e male impiegate. Insomma,
ad avviso di Zecchi, peggio di così le cose difficilmente potrebbero
andare
Pubblicazione: 28 09 2010 (in il Giornale, 8 settembre
2010)
Luciano Lelli
Le
Indicazioni di Fioroni: elogio della ribollita
Sono ancora operative le Indicazioni
per il primo ciclo varate nel 2007, essendo ministro Giuseppe Fioroni?
Mai esplicitamente cassate, è da presumere che sì (anche se la quasi
totalità degli insegnanti le ha relegate nel dimenticatoio). In
argomento si ripubblica una analisi critica che, per l'ironia contenuta
nel titolo, suscitò riprovazione.
L'autore però aveva usato la scherzosa locuzione non per denigrare ma per connotare il documento in questione,
culturalmente modesto e ripetitivo ma non privo di un suo decoro
Pubblicazione: 08 06 2010 (in Innovazione Educativa, 8,
Ottobre 2007)
Giulio Tremonti
Il passato e il buon senso
Una per certi versi "profetica"
argomentazione del politico al quale si deve se finora l'Italia ha
limitato gli effetti della crisi finanziaria ed economica
internazionale. Su due argomenti, i voti nel I ciclo e i libri di testo.
I primi sono stati reintrodotti, senza provocare gli sconquassi che il
catastrofismo endemico della sinistra presagiva urlando. Anche sui libri
di testo s'è dato corso a un intervento di razionalizzazione: con
effetti però ancora connotati da notevole confusione
Pubblicazione: 01 06 2010 (in Corriere della Sera, 22
agosto 2008)
Bertrand Vergely
Il niente che ci portiamo in classe
Una riflessione di altissimo spessore
culturale ed etico sulla coltivazione dei disvalori che hanno portato a
uno stadio di crisi comatosa la scuola, non solo in Italia ma anche in
altri Paesi dell'Occidente. Soltanto nella restituzione del loro vero
significato a parole belle come istruzione, educazione, insegnamento
risiede la sola possibilità di riscatto dalla catastrofe incombente
Pubblicazione: 16 05 2010 (in il Giornale TEMPI, 28
ottobre 2009)
Angelo
Panebianco
Il
riformismo bocciato
Sulla questione dell'insegnante unico
(prevalente) nella scuola primaria, significativo e illuminante è il
pensiero di un illustre politologo attento anche alle problematiche
scolastiche, non schierato sulle posizioni peculiari del
"centro-destra", quindi ulteriormente attendibile. Rispetto a Panebianco
una sola distinzione: la riforma dell'elementare del 1990 non fu varata
solamente per salvaguardare i posti di lavoro dei docenti di scuola
primaria
Pubblicazione: 11 03 2010 (in Corriere della Sera, 28
settembre 2008)
Luciano Lelli
Team
di docenti "paritari" e modello "stellare" nella scuola primaria: una
riflessione pedagogica
Saggio scritto nell'imminenza del
ripristino nella scuola primaria italiana del "maestro unico" (meglio,
dell'adozione del modello "stellare"), incentrato su una serrata
disanima della legge 148/1990, reputata in sé di buona qualità ma
insoddisfacente per gli esiti prodotti. Considerazioni da ritenersi
ancora attuali, a oltre un anno dall'elaborazione
Pubblicazione: 08 02 2010 (in Luciano Lelli -
Esperienze e rappresentazioni)
Giorgio Israel
La scuola delle "competenze" demenziali
La distinzione - invero non poco
speciosa - tra conoscenze, abilità e competenze connota in particolare
le "Indicazioni Nazionali" 2004. Israel, nell'ambito della sua crociata
mirante al miglioramento del dissestato sistema scolastico italiano,
riversa su di essa critiche aspre, rilevando che il significato di
competenza è nebuloso (poliforme?) ed estremamente ardua risulta in
specie la certificazione delle stesse. D'accordo. Però la formazione
integrale degli allievi non può prescindere dal conseguimento di
competenze, disciplinari, interdisciplinari e metadisciplinari
Pubblicazione: 09 01 2010 (in il
Giornale, 15 novembre 2009)
Ernesto Galli
Della Loggia
Una scuola per l'Italia
Mentre la scuola italiana perdura
imperterrita nella sua catabasi verso il nulla - malgrado l'impegno in
corso del governo per rivitalizzarla, è illuminante la riproposta d'una
argomentazione considerata con interesse quando venne pubblicata e poi
subito dimenticata, ovviamente
Pubblicazione: 04 01 2010 (in Corriere della Sera, 21
agosto 2008)
Marcello
Veneziani
Quel santo parroco che sfasciò l'istruzione
Una analisi con tratti di estremismo
del pensiero pedagogico e dell'azione educativa di don Lorenzo Milani.
Opportuna però contro la sua acritica mitizzazione e l'appropriazione
indecorosa del personaggio da parte della cultura di "sinistra" (alla
quale non apparteneva, in effetti)
Pubblicazione: 03 01 2010 (in Libero, 25 settembre 2008)
Francesco Lo
Dico
Come salvare la scuola - Faccia a faccia tra Giuseppe Bertagna e Giorgio
Israel
Dialogo sullo stato drammatico della
scuola italiana e sulla terapia per tentare di guarirla tra due esperti
connotati da passione e competenza. Analisi compiuta oltre un anno e
mezzo fa, ancora e sempre drammaticamente attuale
Pubblicazione: 11 11 2009 (in liberal, 14 febbraio 2008)
Luca Ricolfi
La scuola ha smesso di insegnare
Un ennesimo "grido di dolore",
esemplare nella sua icasticità rappresentativa, sullo stato comatoso
dell'istruzione in Italia
Pubblicazione: 24 07 2009 (in La Stampa, 23 luglio 2009)
Luciano Lelli
La pluralità dei docenti in soffitta: verso il passato o il
futuro della scuola?
A capo, dopo un'innovazione fallita,
sostanzialmente
Pubblicazione: 01
07 2009 |
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