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Sergio Neri
A vent'anni dalla scomparsa del pedagogista, studioso di didattica, educatore e, soprattutto, amico
Ricorre in questi giorni il ventesimo anno dalla prematura scomparsa di Sergio Neri, pedagogista, studioso di didattica, educatore, per me e Umberto Savini, co-autore di questa nota, soprattutto amico, con il quale abbiamo condiviso molti momenti anche riservati a indagini memorabili sul funzionamento della scuola italiana. Per rinnovare il ricordo di Sergio Neri, abbiamo deciso di pubblicare l’ampio suo saggio allegato a questa nota, dedicato al ripensamento del “Tempo Pieno” alla metà degli Anni Ottanta, mentre erano all’esordio i nuovi programmi della scuola primaria del 1985, tanto rilevanti per la conferma e il rilancio della qualità della stessa. Abbiamo pensato di pubblicare il saggio nella sua integralità: alcune considerazioni hanno perciò natura di documento storico testimoniante certe problematiche contingenti, in quegli anni considerate rilevanti; la maggior parte delle argomentazioni presenta tuttora piena validità, nel corrente momento di sconcerto, confusione e depressione flagellanti anche il campo della scuola, nell’orientamento delle riflessioni e delle scelte riguardanti la “qualità della scuola”, tema sul quale in questi giorni calamitosi non poco a vanvera si discorre
Pubblicazione: 20 10 2020

Rita Bonfiglioli, Luciano Lelli
Per una programmazione sistematica del lavoro educativo: principi teorici e proposte applicative
Dopo affannosa ed ostinata ricerca, sono infine riuscito a scovare in recondito anfratto della biblioteca il dattiloscritto elaborato assieme alla compianta collega, prima direttrice didattica poi ispettrice tecnica, Rita Bonfiglioli. Stranamente esso non reca data: dalla bibliografia che correda lo scritto e da alcuni collegamenti mnemonici inferisco che la stesura sia collocabile nell'anno 1985 o negli immediati dintorni dello stesso. Dopo la data menzionata, sulla programmazione la ricerca pedagogica non ha prodotto molto, in precedenza invece, per oltre un decennio, attivissima nello studio della medesima in tutto lo spettro delle sue specificità costitutive. Di recente si è registrata una certa ripresa di interesse per la tematica della quale questa argomentazione si sostanzia: abbandonato il termine designativo programmazione sostituito con quello progettazione (non ignorato nel contributo qui proposto, con assimilazione semantica delle due parole chiave). Sono ben consapevole del rischio di parzialità che corro, essendo io dello scritto co-autore: ritengo ugualmente però che, rispetto a questa abbastanza datata riflessione, le messe a punto successive sulla tematica non aggiungano presso che nulla alla matrice cognitiva qui identificata, tra l'altro configurata con linguaggio estremamente rigoroso che per la struttura privilegiata richiama esplicitamente la maniera d'argomentare inventata da Ludwig Wittgenstein nel suo fondamentale Tractatus logico-philosophicus. All'inizio di un anno scolastico grigio, nel quale non traspaiono (in proiezione generale e collettiva) pulsioni e stimolazioni di alto livello, in cui la tensione positiva esercitata dall'azione della vigente compagine governativa è ai minimi storici, ritengo immodestamente che gli insegnanti trarrebbero spunti di buona caratura per impostare, essendo immanente un protratto crepuscolo, i loro percorsi di prefigurazione operativa.
Pubblicazione: 20 09 2018

Ernesto Galli della Loggia
L'abbandono della scuola al tempo dell'abdicazione della politica
Un ampio editoriale di Galli della Loggia che analizza, in prevalente prospettiva diacronica, la crisi secondo il suo avviso progressiva della scuola italiana. L'argomentazione è stimolante non tanto per le tesi di cui si sostanzia quanto per le questioni che pone in campo. Molte delle considerazioni sostenute dall'editorialista risultano notevolmente condivisibili; su altre invece è meno immediata l'espressione del consenso. Per esemplificare: mi pare poco fondata la tesi che all'incirca dagli Anni Sessanta del secolo scorso i politici hanno tralasciato - contrariamente a quanto prima avveniva - di occuparsi della scuola, in quanto istituzione ostica da gestire. In verità hanno continuato a gestirla ma in prevalenza malamente (eccetto alcuni ministri di buon rilievo e in qualche caso ottimo: cito, senza addentrarmi troppo addietro nel tempo, Guido Bodrato, Salvatore Valitutti, Franca Falcucci, Letizia Moratti, ....). Il fatto è che soprattutto i governi di centro sinistra (con la connivenza spartitoria della Democrazia Cristiana) hanno lasciato che imperversasse per decenni nella scuola l'ideologismo prima marxista quindi latamente "sinistro", alla cattiva incidenza del quale danni di enorme entità sono imputabili. Ancora, non mi pare particolarmente azzeccata la tesi che guasti consistenti alla salute della scuola hanno arrecato gli esperti, lasciati comandare dopo la ritirata dei politici. Vero è che parecchi sé dicenti esperti ne hanno combinate di cotte e di crude, ma altri (mi vengono subito in mente gli elaboratori dei programmi della scuola primaria del 1985) hanno operato con lucidità e lungimirante impostazione culturale. Anche in precedenza, poi, i politici si avvalevano degli esperti: il grande Giovanni Gentile, per evocare un nome di eccezionale rilievo, nell'approntamento della sua prestigiosa riforma avviata nel 1923 ricorse alla sapienza didattica, tra altri, di Giuseppe Lombardo Radice. Galli della Loggia asserisce che a rovinare ulteriormente la scuola sono intervenute due componenti (che egli definisce "dispositivi"), la tecnica (suppongo che si riferisca alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione) e l'autonomia. Anche in merito a detti due "dispositivi", ritengo che la loro compartecipazione ai processi formativi sia più complessa e più articolata di quanto lo studioso inclina a reputare, non necessariamente e su tutta la linea di segno negativo e distruttivo. Comunque, ribadisco, Galli della Loggia è da apprezzare: stavolta non sempre per le soluzioni e le tesi che sostiene bensì per i reali problemi che stimola ad affrontare e approfondire
Pubblicazione: 04 03 2017 (in Corriere della Sera, 15 gennaio 2017)

Luciano Lelli
Oltre il modello tradizionale di scuola: la rivoluzione della didattica come salvezza
Malgrado la sequenza di riforme da decenni tentate, malgrado la cosiddetta "Buona Scuola" dal governo Renzi varata con apposita farraginosa norma al suono della grancassa, secondo lo stile tonitruante del personaggio che governa il Paese senza che mai i cittadini l'abbiano a tale funzione eletto, il sistema scolastico italiano continua a evidenziare negatività angustianti, non in decrescenza ma in inesorabile lievitazione. Il saggio dalla corrente presentazione introdotto argomenta sui motivi della crisi permanente e anzi progressiva che imperterrita incombe. Proprio per l'ostinazione con cui la catastrofica disfunzione persiste, pur senza rassegnazione al peggio, va comunque realisticamente convenuto che almeno in tempi razionalmente controllabili una palingenesi a 360 gradi del sistema scolastico, un suo miglioramento radicale è utopia. Una implementazione parziale però, in grado di rendere meno buio il quadro, è con buona probabilità attuabile: mediante una riqualificazione in profondità e in ampiezza delle pratiche didattiche, tenendo conto delle tecnologie informatiche e telematiche e approfittando dell'opportunità da esse consentita per far lievitare la caratura formativa della didattica. In tale prospettiva di grande suggestione è l'impostazione denominata "classe rovesciata", nel saggio considerata e discussa (anche se a dire il vero la denominazione non risulta propriamente esaltante .....)
Pubblicazione: 23 05 2016 (in Dirigere la scuola, n. 2 Febbraio 2016, Euroedizioni Torino)

Michele Ainis
Riforma della scuola Una legge, 25 mila parole
Al via il nuovo anno scolastico. Sotto il segno de "la Buona Scuola", ovvero le innovazioni introdotte nel (cattivo) funzionamento del sistema scolastico italiano dalla legge 13 luglio 2015, n. 107. Imposta, avversatissima da quasi tutto il mondo della scuola che minaccia avverso di essa una opposizione forsennata e il varo di un referendum abrogativo. Ainis nel commento che segue non entra nel merito sostanziale della norma varata. Rileva l'abnormità strutturale della stessa (un solo articolo costituito da gragnuola di ben 212 commi!). A ciò si aggiunga il disordine sovrano, la delirante rinfusa con cui le questioni sono affastellate e la scrittura, di bassissimo conio stilistico, ridondante, banale, morfologicamente e sintatticamente zoppicante e inciampante. Ma al MIUR non c'è proprio più nessuno in grado di di dare un minimo di decoro formale alle norme emanate?
Pubblicazione: 14 09 2015 (in Corriere della Sera, 26 giugno 2015)


Silvia Avallone

Ecco perché ci rinuncio. L'Italia non è più un Paese per insegnanti
Raffigurazione amara e sconfortata dell'universo degli aspiranti docenti - affollanti le graduatorie permanenti - per i quali l'assunzione "in ruolo" (a tempo indeterminato) risulta ormai una irraggiungibile chimera, per i quali è colpo di fortuna anche solo una chiamata per svolgimento di supplenze temporanee, spesso occasioni di frustrazione, di sentimenti di inutilità e inadeguatezza. Ma non è propriamente esatto che l'Italia non è più un Paese per insegnanti: il fatto sciagurato è che in passato, per responsabilità prevalente delle organizzazioni sindacali, sono stati assunti ope legis a centinaia di migliaia anche individui senza "vocazione" e preparazione. Poi le porte si sono chiuse e per selezionare i pochi da stabilizzare entro l'esercito degli aspiranti ormai non si sa come sbrogliare l'immane matassa
Pubblicazione: 09 01 2013 (in Corriere della Sera, 25 luglio 2012)

Luciano Lelli
Sul preoccupante stato di salute della scuola e sulle competenze linguistiche degli Italiani: doppia recensione e commenti
Due significativi interventi "critici" vengono qui sottoposti al vaglio di una disincantata ricognizione valutativa: il volume di Paola Mastrocola Togliamo il disturbo - Saggio sulla libertà di non studiare e l'intervista rilasciata da Tullio De Mauro a il Mulino, pubblicata nel n.6/2012 della rivista.
Mastrocola argomenta con accorata passione sullo stato comatoso della scuola italiana, rovinata da tre imposizioni di pensiero, il
Donmilanismo, il Rodarismo e la Pedagogia democratica. De Mauro discetta da par suo, nell'ambito di riflessioni contestuali sulla scuola, sulla tragica realtà che in Italia l'80% della popolazione è affetta, con gradazioni diverse di incidenza, da un sostanziale analfabetismo. Colpa del quale è sempre degli "altri", brutti sporchi e cattivi, giammai di sé (De Mauro) e della propria inclita consorteria politica e ideologica

Pubblicazione: 02 01 2013

Luciano Lelli
Un seminario, la crisi della scuola e la formazione in servizio degli insegnanti
A Bergamo, presso l'Università degli Studi, un seminario di studi intitolato "Alfredo Giunti: la scuola come centro di ricerca". Stimolanti relazioni, tra altri, di Giuseppe Bertagna, Remo Bernacchia, Elio Damiano, Umberto Savini, Ennio Draghicchio. La proposta pedagogico-didattica di Giunti si colloca in un periodo felice nella storia della scuola italiana, nel quale germinò e si diffuse un ventaglio variegato ma per molti aspetti concorde di vive stimolazioni innovative. Il ripensamento odierno delle stesse può essere una preziosa occasione per contrastare la crisi depressiva da cui oggi la scuola è desolatamente attanagliata
Pubblicazione: 25 03 2012

François Bouvard
Éducation: il faut remettre l'enseignant au coeur du système
Con riferimento agli esiti niente affatto soddisfacenti conseguiti dagli studenti francesi nelle prove OCSE-Pisa, una riflessione molto pregnante sulle azioni che è indispensabile attivare per ovviare alle deficienze riscontrate (la strategia terapeutica si attaglia perfettamente anche all'Italia). Gli interventi più rilevanti, secondo Bouvard, vanno effettuati sugli insegnanti, da ricollocare al centro del sistema implementandone decisamente le competenze professionali. Interessante l'annotazione che non è la quantità di risorse finanziarie riversate sul sistema di istruzione a determinare meccanicamente la qualità dei risultati.
Pubblicazione: 29 02 2012 (in Le Figaro, 11 ottobre 2010)
 

Antonella Bersani
Perché avere paura dei ragazzi cresciuti a pane e tecnologia? Il cervello 2.0 dei giovani digitali funziona persino meglio di quello dei genitori
La rivoluzione tecnologica in corso certamente incide e sempre maggiormenente influenzerà la formazione delle giovani generazioni e malamente si comportano le scuole che non s'avvedono della novità e non la valorizzano in proiezione educativa. Ma attenzione! Il fondamentalismo è sempre pericoloso e improduttivo. E' dubbio che il cervello dei "nativi digitali" (chi sono poi, in concreto? Esistono davvero?) sia senz'altro e tout court migliore nel funzionamento di quello delle generazioni precedenti. Peggiorerà anzi, se la formazione non saprà aderire reattivamente alle novità, innestare il futuro nel passato storico. Tesi come quelle di Ferri sono generose e ottimistiche, ma preoccupanti
Pubblicazione: 16 09 2011 (in panorama, 18 agosto 2011

Giorgio Israel
Tecnocrati d'insuccesso. Quelli che la scuola non si può criticare
Israel è studioso delle problematiche scolastiche connotato da grandi passione e competenza (termine che aborre). Qualche volta l'indignazione lo spinge a estremizzare: ma le sue considerazioni sono sempre pertinenti e stimolanti, come queste relative alla valutazione degli allievi tramite test ormai imperversante. Anche se tale tipo di valutazione - contestualizzato in una strategiao complessiva - sarebbe errato demonizzarlo. Certamente, come Israel asserisce, la qualità della scuola è determinata dalla qualità dei "maestri": ma attrezzi tecnologici come i computer e le lavagne multimediali, se bene innestati nel progetto pedagogico, forniscono un contributo rilevante
Pubblicazione: 27 06 2011 (in il Giornale, 17 maggio 2011) 


Francesco Borgonovo
"Siamo figli di un Occidente finito. Perciò alleviamo bimbi terribili"
Intervista a Paola Mastrocola, insegnante e scrittrice, autrice del recente volume "Togliamo il disturbo" sul problematico rapporto tra molti giovani e la scuola, la quale risponde a domande sulla mala educazione di giovani e bambini, da ascrivere in gran parte (è tesi sostenuta da Giampaolo Pansa) all'inettitudine educativa dei genitori. Suggestiva e inquietante l'ipotesi della Mastrocola che il motivo del disagio sia imputabile alla crisi generale della civiltà occidentale, pervenuta al massimo splendore e quindi già avviatasi sulla strada della ineluttabile decadenza. Anche, appunto, a causa della scarsa consistenza etica ed esistenziale di adulti e giovani generazioni, i primi incapaci di trasmettere valori e buone costumanze, le seconde ineducabili
Pubblicazione: 19 05 2011 (in Libero, 5 maggio 2011)


Giuseppe Ghini
Sindacato e sinistra vanno in piazza ma i killer sono loro
Quasi tutti ormai condividono la convinzione che in specie il mitizzato "Sessantotto" è stato un tossico micidiale per la salute già allora non eccellente della scuola italiana. Esso l'ha certamente scrostata da scorie che ne limitavano l'efficacia formativa: facendo però, incomparabilmente, più danni dei minimi vantaggi arrecati. Con la distruzione di valori quali il merito, l'impegno, la nobile fatica dello studio, il rispetto dei ruoli e delle gerarchie, la soddisfazione per il superamento di ostacoli e prove ardue grazie alla qualità e alla quantità della personale applicazione. Della catastrofe è in gran parte responsabile con le proprie dissennatezze la sé dicente sinistra, stupratrice della scuola statale. Sinistra che ora, a fianco del sindacato rosso, finge di indignarsi per una battuta addirittura ovvia sulla scuola del presidente del consiglio
Pubblicazione: 19 03 2011 (in il Giornale, 2 marzo 2011)


Malabarba,
Cari studenti, andate a lavorare
Paola Mastracola, docente di liceo e scrittrice che sulle tematiche della scuola si è costantemente intrattenuta, con saggi e narrazioni che il degrado progressivo dell'istituzione scolastica hanno icasticamente e con adeguati tratti drammatici rappresentato, torna sulla problematica prediletta con un testo dal titolo provocatorio, Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare. In realtà Mastracola non auspica che i giovani siano espulsi dal sistema formativo. Lucidamente constata che molti studenti tali sono solamente di nome, senza propensione alcuna all'impegno, alla fatica, alla serietà degli studi. Costoro meglio è per loro stessi e per tutti che ad altro si dedichino, più proficuamente
Pubblicazione: 01 03 2011 (in Libero, 29 febbraio 2011)


Giorgio Israel
La scuola fa schifo. E se fosse ottima?
Articolo di rilevante consistenza, falsato però, sul piano della presentazione, da un titolo fuorviante. Perchè intento dell'autore non è affatto il contrasto del convincimento circa lo stato comatoso della scuola italiana con una supposizione antitetica, bensì una critica molto aspra dei metodi di valutazione delle scuole, degli insegnanti e degli apprendimenti basati sulle prove cosiddette oggettive (OCSE-Pisa, INVALSI). Molto condivisibile, anche se di ardua attuazione, la tesi che una valutazione autentica ed efficace può essere realizzata da gruppi valutativi presieduti da ispettori.
Pubblicazione: 15 01 2011 (in il Giornale, 27 dicembre 2010)


Stefano Zecchi
Corsi per i più bravi? Buona idea. Stop alla scuola che livella tutti
Nella Spagna governata dal pur sinistroso Zapatero, sono stati organizzati corsi di sostegno per gli allievi eccellenti. Sarebbe possibile un analogo provvedimento in Italia? No, al momento. Perché la cultura pseudo marxista ancora purtroppo egemone nella scuola italiana, responsabile dello sfascio della stessa con le sue ossessioni di egualitarismo e massificazione verso il basso, farebbe le barricate pur di impedirlo. Proprio perché si tratterebbe di provvedimento atto a migliorare la qualità infima che connota tristemente il nostro sistema scolastico
Pubblicazione: 02 01 2011 (in il Giornale, 1 settembre 2010)
 

Francesco Giavazzi
Una riforma da difendere
Continua l'impazzimento (studentesco?) contro la riforma dell'università in coma tentata dal ministro Gelmini e dal governo. Ormai la critica ha imboccato la strada della violenza e della contrapposizione frontale al sistema politico voluto e preferito dagli italiani. Questa è la più sorprendente e assurda delle contestazioni, perché si oppone a misure (parziali) che di fatto avvantaggerebbero proprio gli studenti (se tali sono, secondo l'etimologia della parola)
Pubblicazione: 21 12 2010 (in Corriere della Sera, 30 novembre 2010)


Romana Liuzzo, Donatella Marino
Ecco chi vuole uccidere la scuola
Mentre l'ondata contestataria contro la "riforma Gelmini" impazza al culmine della propria smania biecamente conservatrice  (i contenuti della quale riforma sono per altro sconosciuti agli eversori sia sé dicenti "studenti" universitari che  della secondaria di II grado) e i politicanti dell'opposizione squallidamente cavalcano la tigre, sperando in un miserabile guadagno elettorale per le proprie botteghe, ecco un saggio lucido e impietoso sul degrado allucinante della scuola italiana, dal quale si evince nettamente chi sono i veri nemici della stessa che nulla tralasciano pur di affossarla definitivamente
Pubblicazione: 25 11 2010 (in Panorama, 23 settembre 2010)
 

Roger Abravanel
Cosa serve (davvero) agli studenti
Cosa deve preoccupare davvero i genitori italiani alla riapertura dell'anno scolastico? Una sola cosa: la qualità degli insegnanti, l'unica variabile che determina il rendimento degli studenti. Non la dimensione delle classi. Non le ore di insegnamento. Non quanto si spende nella scuola. Quello che conta è la qualità degli insegnanti
Pubblicazione: 17 10 2010 (in Corriere della Sera, 3 settembre 2010)

Davide Giacalone
L'Italia spende per gli insegnanti. Non per la scuola
La percentuale del PIL che l'Italia destina alla scuola è notevolmente inferiore alla media delle risorse attribuite all'istruzione dai paesi dell'OCSE. Però il rapporto insegnanti/alunni in Italia è di gran lunga il più basso. Per cui la quasi totalità delle risorse è "bruciata" dalle pur scarse retribuzioni dei docenti. Gli studenti italiani restano a scuola per tempi assai estesi ma i loro rendimenti sono tra i peggiori. Per uscire dall'impasse, occorre una doppia rivoluzione: una diversa e più rigorosa amministrazione del personale e la digitalizzazione della didattica
Pubblicazione: 28 09 2010 (in Libero, 8 settembre 2010)

Marcello Veneziani
Salvata la scuola, peccato sia tardi
Sia riconosciuto il merito del ministro Gelmini che ha gettato le basi di una vasta riforma della scuola italiana, innovando norme e statuti organizzativi da decenni obsoleti. Forte è il rammarico però, secondo Veneziani, per il fatto che il pur apprezzabile disegno innovativo non sortirà effetti rilevanti. Perché, a suo avviso, la scuola vive un inarrestabile declino, che non può essere fermato dalle leggi, essendo il marcio negli uomini e nella mentalità
Pubblicazione: 04 06 2010 (in il Giornale, 7 febbraio 2010)


Jacques Attali
Scuola. La rivoluzione francese
Due anni fa fu reso pubblico, con grande risonanza internazionale, un documento commissionato dal presidente francese Sarkozy a una commissione presieduta da Attali. Scopo del documento era individuare i punti di forza e di debolezza del sistema scolastico francese - in crisi come quasi tutti quelli dei Paesi dell'Occidente - e di proporre adeguate misure per migliorare la situazione. Esso conserva ancora, anche per l'Italia, una notevole validità
Pubblicazione: 01 06 2010 (in Liberal, 21 febbraio 2008)


Vittorio Messori
L'ora di Islam? Un'idea senza senso
Contro una delle tante aberrazioni che senza sosta investono il mondo della scuola, una confutazione lucida e argomentata mirante a destare le coscienze avverso un cedimento che sarebbe esiziale sia per la civile nostra convivenza che per la maturazione autenticamente democratica degli islamici non fondamentalisti (ammesso che ce ne siano)
Pubblicazione: 16 05 2010 (in Corriere della Sera, 19 ottobre 2009)

Giorgio Israel
Post-comunisti e tecnocrati affossano la scuola che ormai ha smesso di trasmettere conoscenza
Una ennesima esemplare argomentazione di questo studioso sui mali che affliggono la scuola italiana e sui responsabili degli stessi. Testo uscito oltre due anni fa, mantiene intatta la sua pregnanza di denuncia e di proposta di rimedi
Pubblicazione: 01 05 2010 (in liberal, 2 febbraio 2008)


Giorgio Israel
E' dimostrato: c'è bisogno del maestro unico
La scuola primaria ha ormai metabolizzato, senza traumi particolari, il ripristino del "maestro unico" (in realtà "insegnante prevalente"). I catastrofisti, incapaci di interpretare la realtà e attaccati con il massimo conservatorismo all'esistente, prefiguravano guasti e sfracelli: restati nelle loro sterili menti. Utile, in argomento, la riconsiderazione delle tesi d'un esperto al quale non fa velo il pregiudizio ideologico
Pubblicazione
: 11 03 2010 (in Libero, 10 settembre 2008)

Luca Ricolfi
Il mito della scuola elementare
Un'analisi lucida e disincantata che mette in questione il "pre-giudizio" del funzionamento ottimale dell'attuale scuola elementare ed ipotizza che il tanto decantato "tempo pieno" sia all'origine di qualche "effetto perverso". Ormai metabolizzato il ritorno del cosiddetto "maestro unico" (in realtà prevalente) occorrerebbe proprio dar corso a un dibattito serio e non ideologico sulla realtà e sulle prospettive della scuola primaria italiana
Pubblicazione: 08 02 2010 (in La Stampa, 25 settembre 2008)


Giuseppe Bertagna
Le bugie sul maestro - Cinque contestazioni a un dibattito un po' "ignorante"
Uno dei pochi provvedimenti innovativi finora realizzati dal governo in carica riguarda il ripristino del "maestro unico" (in realtà "prevalente"). Non ha innescato una palingenesi della scuola primaria italiana né provocato sfracelli distruttivi. In argomento assai utile è riflettere su puntuali tesi di Giuseppe Bertagna, architetto pedagogico della purtroppo inattuata "riforma Moratti"
Pubblicazione: 09 01 2010 (in liberal, 19 settembre 2008
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Mariastella Gelmini
Quarant'anni da smantellare
Ecco quanto si proponeva, all'esordio della sua responsabilità ministeriale, il Ministro in carica, rispondendo ai rilievi di Galli Della Loggia. E' trascorso un anno e mezzo. Quegli intenti sono, almeno, in fase di realizzazione?
Pubblicazione: 09 01 2010 (in Corriere della Sera, 22 agosto 2008)


Luciano Lelli
Arcaiche ossessioni e nuovi orizzonti per una scuola di qualità
Viaggio in utopia per la palingenesi della scuola italiana, tentata di morire. Agghiacciato dalla implacabile misera del presente, l'autore, abbandonatosi a una allucinazione onirica, è folgorato da una visione iperuranica
Pubblicazione: 16 12 2009


Alessandro Gnocchi
La scuola distrutta dagli intellettualoidi
Una ipotesi per ridare salute ed efficacia alla scuola italiana, giacente in uno stato comatoso: basta con sofismi e tecnicismi, si torni a un serio studio dei contenuti disciplinari (è auspicio formulato in un dossier della Fondazione Magna Carta
Pubblicazione: 11 11 2009 (in Libero, 02 03 2008)

Mario Giordano
Proibito pensare
La presentazione di un libro sul progressivo disastro della scuola italiana (5 in condotta) impedita secondo un costume ormai collaudato dagli illiberali della sinistra, "fascisti rossi, squadristi dello sfascio, manganellatori verbali"
Pubblicazione: 09 08 2009 (in Il Giornale, 16 giugno 2009)


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Carola Traverso Saibante
"Boicottiamo i test standardizzati". La rivolta degli studenti in America
Molto significativa la rivolta degli studenti americani avverso un sistema di valutazione tramite test standardizzati là imperversante da decenni, ormai egemone anche in Italia per accertare conoscenze e competenze di studenti, docenti e dirigenti. Qui contro i test la resistenza è stata protratta e perentoria: poi è avvenuto un cedimento su tutta la linea ed essi imperversano. Si arriverà anche da noi a rifiuti per insofferenza del loro imperialismo (le avvisaglie non mancano). I test non sono uno strumento iniquo, se collocati con pertinenza e prudenza in un contesto di prove d'accertamento. Diventano insopportabili ed estremamente negativi quando per loro tramite si confida e pretende di misurare con precisione e in esclusiva conoscenze e competenze di tutti
Pubblicazione: 30 08 2015 (in Corriere della Sera, 13 aprile 2015)

Luciano Lelli
Recensione a Bottani, Norberto, Requiem per la scuola?, Bologna, Il Mulino, 2013
Il più recente contributo saggistico del famoso studioso delle problematiche scolastiche, autore del libro epocale La ricreazione è finita. Contrariamente a quanto mi capita (essendo lettore professionale sostanzialmente avido e assai aperto nei riguardi anche delle opere che non avverto propriamente consentanee), ho faticato non poco a portare pacificamente a termine l’approccio a questo volumetto, fruito nel formato e-book: per gli impulsi di irritazione che esso con frequenza mi ha provocato. A indurmi all’approccio (non è mai agevole oggigiorno trascegliere i libri rilevanti da leggere, considerata la quantità di opere che vengono a getto continuo pubblicate, gran parte delle quali priva di alcuna funzionalità culturale e informativa) sono state in specie tre variabili: la rinomanza dell’autore, il titolo apocalittico (sia pure formulato con inflessione interrogativa), [continua]
Pubblicazione: 06 03 2014


Luca Pautasso
Alla sinistra piace il Profumo della mediocrità
In Italia si blatera ormai da qualche tempo di "meritocrazia", termine magniloquente e utopico per significare che in tutte le attività e professioni, con particolare riguardo al mondo della scuola e dell'istruzione, si deve avanzare, nella carriera come nei percorsi formativi, solo ed esclusivamente in base al proprio merito, vale a dire all'impegno nel far fruttificare al massimo i  propri talenti, sontuosi o modesti che essi siano. Non si procede ovviamente oltre i vaniloqui e nella realtà tutto  continua come sempre avvenuto in questo dissestato Paese. Alla prevalenza d'un egualitarismo regressivo e basato su dis-valori molto concorre la perdurante sterile egemonia culturale di coloro che orgogliosi un tempo di proclamarsi "marxisti" ora camuffano le proprie radici; senza però riuscire a svellersi da esse
Pubblicazione: 30 10 2012 (in L'Opinione delle Libertà, 6 giugno 2012)
 

Giovanni Brusio
Saper leggere per contare in futuro
E' costante gestionale arcinota il fatto che i politici italiani riservino un'attenzione prossima allo zero alle questioni scolastiche, lesinando da sempre le risorse finanziarie occorrenti per un adeguato funzionamento del sistema d'istruzione. Tutti assorbiti dalle problematiche economiche, dal PIL, dallo spread. L'OCSE ora sostiene che "Per l'economia del futuro conterà soprattutto saper leggere". Arrivando a parlare di lettura "anche come predittore del benessere economico delle nazioni, forse al pari, se non di più, della stessa moneta". Le tesi dell'OCSE sono connesse al better life index, indice di calcolo del benessere alternativo al Pil. Chissà se la straordinaria rivelazione indurrà gli stralunati politici (e tecnici) nostrani a redimersi
Pubblicazione: 15 10 2012 (in ItaliaOggi, 29 maggio 2012)


Andrea Ichino
Gli scatti dei maestri e il merito
La crisi ormai endemica della scuola italiana dipende in larga misura dalla qualità professionale degli insegnanti, complessivamente non sontuosa, anche se abbondano i docenti che nel lavoro didattico profondono pregevoli energie intellettuali, vocazione pedagogica, passione per la crescita integrale dei loro alunni. Responsabili dello stato di abbandono sono l'incuria della politica e l'arcaico prepotere delle organizzazioni sindacali, ostili ad ogni riconoscimento del merito, fautrici di un equalitarismo che tutto e tutti appiattisce. Anche se la coscienza del cattivo stato dell'arte è netta e diffusa, il pessimismo circa positive evoluzioni purtroppo non lo si può espungere
Pubblicazione: 17 03 2012 (in Il Sole24ORE, 15 febbraio 2012)


Giorgio Israel
Il capitale umano che i test ignorano
Lo studioso, abituale fustigatore dei mali che affliggono la scuola italiana, questa volta spezza una lancia a favore: attaccando la pertinenza dei test somministrati a livello internazionale (gli ormai famosi OCSE-PISA), sulla base degli esiti dei quali gli studenti italiano avrebbero una preparazione estremamente deficitaria, inferiore a quella conseguita in paesi la consistenza culturale dei quali non è neppure alla lontana comparabile con la prestigiosa tradizione che rende "unica" l'Italia. Il fatto è, ad avviso di Israel, che con i test si misurano informazioni e abilità meccaniche ed elementari, non già la qualità della formazione che la scuola effettivamente fornisce
Pubblicazione: 21 01 2012 (in Il Messaggero, 9 gennaio 2012)


Giorgio Israel
Quei poveri studenti rimarranno ostaggio dei quiz che misurano l'ignoranza
Nella scuola italiana continua a imperversare il flagello dei "quesiti a scelta multipla", per valutare tutti: gli studenti, i candidati alle funzioni di dirigente scolastico e di dirigente tecnico, tra breve, è inevitabile, tutti gli insegnanti. La scuola, si sa, giace da gran tempo in coma. Questa mostruosa aberrazione di controllare conoscenze e competenze avvalendosi di "quiz" quasi sempre di infima caratura culturale e accertativa e non di rado clamorosamente errati, questa ebbra fiducia nella possibilità di valutare i "saperi" tramite grotteschi pillolari che tutto frantumano e deprimono concorre ad approfondire la condizione comatosa, ad accelerare la catabasi verso l'estinzione
Pubblicazione: 18 12 2011 (in il Giornale, 21 novembre 2011)


Elena Dusi
Piccoli geni già a quattro anni s'impara di più prima della scuola
Soprattutto in campo educativo è forte il rischio che molte soluzioni afferenti alla tradizione o anche di recente invenzione siano sbagliate. Per esempio, si continua a livello istituzionale e non solo a non comprendere che l'irruzione impetuosa in ogni settore dell'operare umano delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione non può non riflettersi, con incidenza rivoluzionaria, nell'azione e nell'organizzazione del sistema formativo. Inoltre, come rileva questo contributo, si trascura un intervento appropriato nei primi anni di vita dei bambini, quando la loro attitudine all'apprendimento è al diapason delle sue potenzialità. Così determinando uno spreco immane di risorse umane e impedendo che una formazione integrale di ciascuno e di tutti effettivamente si realizzi
Pubblicazione: 31 08 2011 (in la Repubblica, 24 08 2011)


Alessandro Gnocchi
Tutti i luoghi comuni della sinistra sulla scuola
La "sortita" di Berlusconi sulla scuola ha provocato un oceano di reazioni scomposte e pure scervellate. Secondo le quali il primato nell'azione educativa andrebbe attribuito alla scuola (mentre tutte le più accreditate teorie in argomento lo riconoscono invece alle famiglie, essendo la funzione della scuola di "educare tramite l'istruzione"). Poi i medesimi re-azionari se la prendono con la scuola privata (ignorando che è, per lo più, pubblica non statale) ed asseriscono che lo stato italiano (ovviamente da quando governa Berlusconi) ha ridotto l'entità delle risorse finanziarie assegnate al funzionamento del sistema formativo. Menzogna, va da sé: il problema non è la consistenza delle risorse, bensì il cattivo uso delle stesse, gli sprechi e le destinazioni improprie
Pubblicazione: 15 03 2011 (in il Giornale, 1 marzo 2011)


Marina Valensise
Istruzione per l'uso
Dopo le grottesche prese di posizione avverso Silvio Berlusconi, che sulla scuola statale ha avanzato alcuni rilievi critici, ovvi nella loro tipologia rilevativa, interviene sull'argomento il ministro dell'istruzione Gelmini con una puntuale intervista. Naturalmente il governo in carica non ha intenzione alcuna di distruggere la "scuola pubblica" che, quindi, comunisti, ex comunisti, postcomunisti e cattocomunisti sono esonerati dall'impegno di difendere. Anzi, no. La dovrebbero difendere da se stessi, magari sparendo dalla circolazione e vergognandosi. Perché, come opportunamente evidenzia Gelmini, è stata l'egemonia culturale della sé dicente sinistra e  l'occupazione scervellata della scuola da parte dei sindacati, in specie della CGIL, a provocare i disastri che l'hanno fatta precipitare fino all'attuale stato comatoso
Pubblicazione: 06 03 2011 (in Il Foglio, 3 marzo 2011)


Giorgio Israel
La scuola dei burocrati si perde in chiacchiere e rinuncia a insegnare
L'autore dell'articolo prende spunto dal libro di Mastracola Togliamo il disturbo per reiterare la sua critica a 360 gradi al sistema scolastico italiano e a coloro che a suo parere negli ultimi decenni sciaguratamente si sono adoperati con i loro deliri a mandarlo a gambe all'aria. Gran parte delle considerazioni di Israel è condivisibile, soprattutto quelle che concernono l'appiattimento della scuola italiana sul "pedagogese" d'accatto circolante a livello europeo. Qualche volta però egli esagera, trascinato dalla foga polemica: come quando attacca l'informatica, non valutando che un uso didattico consapevole delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione molto può servire a implementare la qualità degli studi nella prospettiva del rigore e della serietà degli stessi
Pubblicazione: 06 03 2011 (in il Giornale, 2 marzo 2011) 


Luciano Lelli
Da niente test a solo test: i paradossi della scuola italiana
In Italia si dà una vera predilezione per le soluzioni antinomiche, con frequenti migrazioni dall'uno all'altro dei poli antitetici. Ciò si verifica con particolare costanza in campo scolastico. Per esempio, per anni e anni si è manifestata una opposizione ostinata e perentoria avverso le cosiddette prove oggettive (ed esterne) di valutazione. Quindi s'è fatto un salto clamoroso fino all'altra estremità, oggigiorno i test imperversano e sulla attitudine valutativa degli stessi fideisticamente si giura e spergiura. Bene sarebbe l'assestamento in una posizione più equilibrata
Pubblicazione: 21 12 2010

Valérie Segond
Cette école où l'on n'apprend plus rien
La scuola italiana è gravemente inferma. Ma neppure i sistemi scolastici di altri Paesi europei sembrano godere di florida salute. L'articolo qui riproposto, descrittivo in termini impietosi dello "status" della scuola francese, è al riguardo illuminante. In Francia ci si aspettano a breve significativi miglioramenti, per incidenza dei programmi didattici del 2008, connotati da un drastico "ritorno al passato". Quando anche in Italia si darà corso a una radicale restaurazione della didattica e dei contenuti imprescindibili?
Pubblicazione: 31 12 2010 (in La Tribune, 2 settembre 2010)


Giovanni Sartori
Giovanilismo e rottamazione
In questo momento la scuola è in subbuglio e i giovani si battono contro la riforma dell'Università. Ma, soldi a parte, la riforma Gelmini non è una cattiva riforma. E' necessaria perché affronta le insensatezze legislative e gli abusi "baronali" degli ultimi decenni. I giovani di oggi che si battono contro la riforma universitaria Gelmini si battono a proprio danno e per il proprio male
Pubblicazione: 21 12 2010 (in Corriere della Sera, 11 dicembre 2010

Giorgio Israel
I test all'università peggio di una lotteria
Critica del tutto condivisibile a una pratica valutativa che, dopo un certo periodo di integrale ostracismo, diviene, si può dire di momento in momento, più invasiva non solo nell'università ma in tutti i segmenti della scuola italiana. Si tratta di una esagerazione e di una grande illusione. Perché il sistema delle cosiddette "valutazioni oggettive" tale non è in effetti e all'estero, ove è stato diffusamente sperimentato, se ne stanno verificando i limiti
Pubblicazione: 17 10 2010 (in il Giornale, 2 settembre 2010)


Stefano Zecchi
L'Ocse contro la nostra scuola? No, boccia i professori incapaci
Una pregnante analisi dell'odierna funzione docente nella scuola italiana. Gli insegnanti sono troppi, malgrado le proteste in corso per i tagli apportati dal governo, molti di essi evidenziano una preoccupante impreparazione e la disponibilità formativa di non pochi è talmente scarsa da indurre a supporre che essi siano addirittura inutili. A complicare le cose interviene l'annoso problema dei precari che vorrebbero essere tutti stabilizzati anche se il loro apporto è scarsamente necessario e le risorse messe a disposizione del sistema scolastico ridotte e male impiegate. Insomma, ad avviso di Zecchi, peggio di così le cose difficilmente potrebbero andare
Pubblicazione: 28 09 2010 (in il Giornale, 8 settembre 2010)


Luciano Lelli
Le Indicazioni di Fioroni: elogio della ribollita
Sono ancora operative le Indicazioni per il primo ciclo varate nel 2007, essendo ministro Giuseppe Fioroni? Mai esplicitamente cassate, è da presumere che sì (anche se la quasi totalità degli insegnanti le ha relegate nel dimenticatoio). In argomento si ripubblica una analisi critica che, per l'ironia contenuta nel titolo, suscitò riprovazione. L'autore però aveva usato la scherzosa locuzione non per denigrare ma per connotare il documento in questione, culturalmente modesto e ripetitivo ma non privo di un suo decoro
Pubblicazione: 08 06 2010 (in Innovazione Educativa, 8, Ottobre 2007)


Giulio Tremonti
Il passato e il buon senso
Una per certi versi "profetica" argomentazione del politico al quale si deve se finora l'Italia ha limitato gli effetti della crisi finanziaria ed economica internazionale. Su due argomenti, i voti nel I ciclo e i libri di testo. I primi sono stati reintrodotti, senza provocare gli sconquassi che il catastrofismo endemico della sinistra presagiva urlando. Anche sui libri di testo s'è dato corso a un intervento di razionalizzazione: con effetti però ancora connotati da notevole confusione
Pubblicazione: 01 06 2010 (in Corriere della Sera, 22 agosto 2008)

Bertrand Vergely
Il niente che ci portiamo in classe
Una riflessione di altissimo spessore culturale ed etico sulla coltivazione dei disvalori che hanno portato a uno stadio di crisi comatosa la scuola, non solo in Italia ma anche in altri Paesi dell'Occidente. Soltanto nella restituzione del loro vero significato a parole belle come istruzione, educazione, insegnamento risiede la sola possibilità di riscatto dalla catastrofe incombente
Pubblicazione: 16 05 2010 (in il Giornale TEMPI, 28 ottobre 2009)
 

Angelo Panebianco
Il riformismo bocciato
Sulla questione dell'insegnante unico (prevalente) nella scuola primaria, significativo e illuminante è il pensiero di un illustre politologo attento anche alle problematiche scolastiche, non schierato sulle posizioni peculiari del "centro-destra", quindi ulteriormente attendibile. Rispetto a Panebianco una sola distinzione: la riforma dell'elementare del 1990 non fu varata solamente per salvaguardare i posti di lavoro dei docenti di scuola primaria
Pubblicazione: 11 03 2010 (in Corriere della Sera, 28 settembre 2008)


Luciano Lelli
Team di docenti "paritari" e modello "stellare" nella scuola primaria: una riflessione pedagogica
Saggio scritto nell'imminenza del ripristino nella scuola primaria italiana del "maestro unico" (meglio, dell'adozione del modello "stellare"), incentrato su una serrata disanima della legge 148/1990, reputata in sé di buona qualità ma insoddisfacente per gli esiti prodotti. Considerazioni da ritenersi ancora attuali, a oltre un anno dall'elaborazione
Pubblicazione: 08 02 2010 (in Luciano Lelli - Esperienze e rappresentazioni)

Giorgio Israel
La scuola delle "competenze" demenziali
La distinzione - invero non poco speciosa - tra conoscenze, abilità e competenze connota in particolare le "Indicazioni Nazionali" 2004. Israel, nell'ambito della sua crociata mirante al miglioramento del dissestato sistema scolastico italiano, riversa su di essa critiche aspre, rilevando che il significato di competenza è nebuloso (poliforme?) ed estremamente ardua risulta in specie la certificazione delle stesse. D'accordo. Però la formazione integrale degli allievi non può prescindere dal conseguimento di competenze, disciplinari, interdisciplinari e metadisciplinari
Pubblicazione: 09 01 2010  (in il Giornale, 15 novembre 2009)


Ernesto Galli Della Loggia
Una scuola per l'Italia
Mentre la scuola italiana perdura imperterrita nella sua catabasi verso il nulla - malgrado l'impegno in corso del governo per rivitalizzarla, è illuminante la riproposta d'una argomentazione considerata con interesse quando venne pubblicata e poi subito dimenticata, ovviamente
Pubblicazione: 04 01 2010 (in Corriere della Sera, 21 agosto 2008)


Marcello Veneziani
Quel santo parroco che sfasciò l'istruzione
Una analisi con tratti di estremismo del pensiero pedagogico e dell'azione educativa di don Lorenzo Milani. Opportuna però contro la sua acritica mitizzazione e l'appropriazione indecorosa del personaggio da parte della cultura di "sinistra" (alla quale non apparteneva, in effetti)
Pubblicazione: 03 01 2010 (in Libero, 25 settembre 2008)


Francesco Lo Dico
Come salvare la scuola - Faccia a faccia tra Giuseppe Bertagna e Giorgio Israel
Dialogo sullo stato drammatico della scuola italiana e sulla terapia per tentare di guarirla tra due esperti connotati da passione e competenza. Analisi compiuta oltre un anno e mezzo fa, ancora e sempre drammaticamente attuale
Pubblicazione: 11 11 2009 (in liberal, 14 febbraio 2008)


Luca Ricolfi
La scuola ha smesso di insegnare
Un ennesimo "grido di dolore", esemplare nella sua icasticità rappresentativa, sullo stato comatoso dell'istruzione in Italia
Pubblicazione: 24 07 2009 (in La Stampa, 23 luglio 2009)


Luciano Lelli
La pluralità dei docenti in soffitta: verso il passato o il futuro della scuola?
A capo, dopo un'innovazione fallita, sostanzialmente
Pubblicazione: 01 07 2009
 
       

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